Il neuroma di Morton
Un fortunato approccio interdisciplinare
E’ sempre molto difficile sviluppare un tema, un’esperienza professionale o una caso clinico senza finire o in troppo umili rappresentazioni della nostra amata professione o in troppo alte e a volte incomprensibili racconti sui poteri che le nostre mani apprendono con il tempo e con il lavoro giornaliero; non rimane quindi che raccontare una storia per quella che è, sperando sia di interesse per qualcuno o per alcuni dei suoi aspetti. Alcune settimane fa ho fatto la conoscenza, perchè in visita da me, di un simpaticissimo calciatore, nonchè ottico; dopo una bella chiaccherata sull’importanza della collaborazione tra le nostre rispettive figure, passiamo al racconto del problema che lo portava a bussare alla mia porta. Mi racconta che da alcuni mesi soffre per un dolore al piede a causa di un neuroma di Morton; questo disturbo non è altro che un tipo di fibrosi perinervosa, che porta ad un ispessimento della guaina di un nervo sensitivo. La sua forma più diffusa è quella tra il terzo e quarto metatarso del piede; le cause sono diverse, ma quasi sempre riconducibili ad un aumento del carico nella zona menzionata. Nel tempo questo tipo di disturbo porta con sè anche irritazione e ispessimento del nervo ed è accompagnata da notevole dolore.
L’ortopedico propone giustamente l’intervento chirurgico, e consiglia, con poco ottimismo aggiunge il paziente, di consultare un’altra figura professionale, per provare quantomeno a lenire il dolore. Non escludendo a priori l’intervento, propongo di procedere per qualche settimana con un approccio terapeutico multidisciplinare, per valutarne insieme l’efficacia; il paziente si dichiara curioso e fiducioso e così procediamo.
Come primo approccio è stato fondamentale procedere ad una valutazione posturale, per osservare la distribuzione dei carichi ed il funzionamento quindi dei recettori: i primari, l’occhio e il piede, e successivamente quelli gerarchicamente sottoposti a questi (bocca, orecchio e così via).
Dopo due settimane e due trattamenti, il paziente ha riferito un netto miglioramento; nel frattempo ho rilevato le impronte del piede ed eseguito lo studio delle solette prima e la loro costruzione poi. Le solette hanno consentito, grazie ad un cuneo posizionato esternamente, di spostare lievemente il carico dal terzo-quarto raggio del piede; inoltre l’uso di una goccia di scarico, proprio in prossimità del neuroma, ci ha permesso di ridistribuire ulteriormente il peso.Dopo pochi giorni di utilizzo il paziente si è dimostrato entusiasta ordinando un altro paio di solette specifiche per le scarpe da calcio.
Un piccolo successo che dimostra, qualora ancora ve ne fosse bisogno, l’importanza dell’interdisciplinarietà e della collaborazione fra le diverse figure professionali, che possono essere di sicuro un valore aggiunto al nostro lavoro.
Daniele Dessì, Dottore in Scienze Motorie, Osteopata