Autore:
Dott. Luca DEIDDA B. Sc. (CH), D.O. – F.T. (HONS)
Chinesiologo – Posturologo – Fisioterapista – Osteopata
Specialista in Chinesiologia preventiva e rieducativa
Iscrizione Ordine TSRM PSTRP – Albo Professione Sanitaria di Fisioterapista n. 153
Già Professore a contratto presso l’ISEF in Chinesiologia degli Esercizi e in Ginnastica Correttiva e la SUISM in Ginnastica Correttiva - Università degli Studi di Torino
Già Professore a contratto presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia in Medicina Fisica e Riabilitazione e in C.I. di Fisiopatologia degli Organi di Movimento – Chinesiologia e Tecniche di Rieducazione Neuromotoria - Università degli Studi di Pavia
Già Professore a Contratto e Ricercatore presso la Facoltà di Scienze Riabilitative e Motorie in Osteopatia Cranio Sacrale - Libera Università degli Studi di Scienze Umane e Tecnologiche
Università degli Studi del Canton Ticino – Lugano (SVIZZERA)
Visiting Professor presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia c/o Dipartimento di Anatomia Umana
Università degli Studi di Ginevra (SVIZZERA)
Direttore dell’Istituto Nazionale di Formazione e Ricerca in Osteopatia e Posturologia
Tutti i processi vitali dell’essere umano, e non, si esprimono attraverso il respiro.(5) Grazie ad esso siamo in grado di manifestare emozioni di benessere o di malessere. La vita è ciò che esiste tra il primo e l’ultimo respiro. Anche i testi sacri come la Bibbia, raccontano che Dio creò Adamo soffiando su un pezzo di creta.(1) La cultura greca nell’antichità utilizzava un termine unico: “Pneuma” per identificare lo spirito e il respiro. Il prana, nell’insegnamento yoga e tantrico(27), rappresenta la forza vitale, che anima ogni forma vivente assorbita dall’aria. Riuscire pertanto, nel corso della propria vita, ad avere consapevolezza e controllo del respiro, significa vivere una vita più sana e scevra da malessere. Come raggiungere questa consapevolezza del benessere? Attraverso alcune tecniche come, ad esempio, la meditazione sia occidentale che orientale. Imparando anche a vivere il “Qui è ora”, abbandonando la frenesia del mondo globalizzato…(11-12)
Un bellissimo pensiero del maestro zen vietnamita, poeta e pacifista Thic Nhat Hanh, preso dal suo libro: “Ogni istante è un dono”, cita: “Il respiro è il ponte che collega la vita alla coscienza, che unisce il corpo ai nostri pensieri. Ogni volta che la vostra mente si disperde utilizzate il respiro come mezzo per prendere di nuovo in mano la nostra mente”,(22) ci consente di comprendere come la struttura – corpo e la psiche – mente siano indissolubili, grazie al respiro. La maggior parte di noi appunto non sa più respirare, presi dal modo frenetico di vivere, soprattutto in occidente, saper respirare agevola il fluage energetico (QI), migliora la risposta del nostro sistema immunitario, mantiene l’allostasi psicofisica… Spesso la nostra programmazione centrale implicita(2-8-10) ci consente di esternare il malessere profondo inconsapevole, attraverso frasi come: mi manca il respiro oppure sono giorni che ho il fiato corto, ma anche il benessere consapevole quando osservando l’alba piuttosto che il tramonto proviamo emozioni di gioia, che riempiono i nostri polmoni. Altre volte ricerchiamo nella scientificità la verità dei nostri pensieri, delle nostre osservazioni o addirittura del nostro agire, dimenticando che il rispetto della nostra natura, della nostra essenza racchiude tutta la vera salute. Non è necessario che vi sia sempre un ragionamento scientifico, basterebbe l’utilizzo della logica e della ragionevolezza (binomio inscindibile dell’uso della ragione)(6), attraverso un’osservazione coerente, ad esempio: quando si è spaventati o arrabbiati, la respirazione è veloce, irregolare, quando invece siamo rilassati la respirazione diventa fluida, lenta e regolare. Qual è il sistema che regola le nostre risposte emozionali? Il sistema nervoso vegetativo o autonomo, ma come funziona? Grazie allo scienziato e studioso Porges (25) è possibile oggi, anche a livello scientifico, comprendere come il respiro sia la parte principale della nostra salute (17). La teoria polivagale di Porges (i primi studi risalgono a 40 anni fa), spiega come funziona e come si comporta il nostro sistema nervoso autonomo in situazioni di pericolo. L’attivazione immediata del sistema di difesa, genera una risposta nella parte filontogeneticamente più antica del cervello, il tronco encefalo(18). Porges ricorda come il sistema ortosimpatico sia in grado di promuovere una risposta di attacco, fuga, congelamento, mentre il sistema parasimpatico sia in grado di innescare la reazione di morte apparente con la componente dorso vagale amielinizzata, e di affiliazione e vicinanza, di collaborazione e di aiuto reciproco con la porzione ventro vagale mielinizzata, tutto alterando la nostra respirazione(17). È bene ricordare come le morti in culla siano l’espressione embriologica di uno sviluppo dorso vagale anticipatore rispetto agli altri sistemi, il quale comporta purtroppo l’arresto immediato del respiro. Il nostro organismo psico neuro endocrino immunitario risponde a meccanismi vegetativi, pertanto il principale attore in condizioni, ad esempio di medio pericolo, è il sistema ortosimpatico (attacco – fuga: reattività di sopravvivenza), mentre in condizioni di grave pericolo è quello parasimpatico(19). Il problema del sistema parasimpatico è che le risposte si differenziano: - la risposta dorso vagale comporta l’assoluta immobilità la cosiddetta morte rettiliana apparente,
- mentre la risposta ventro vagale comporta un effetto calmante(16-17-18). In condizioni di stress la capacità autonoma vegetativa di passare rapidamente dalla condizione di coinvolgimento sociale (sicurezza = circuito ventro vagale attivo) ad una reazione per affrontare un pericolo (minaccia = circuito ortosimpatico attivo) rappresenta la nostra finestra autonomica, ovvero la nostra salute(17).

Fig. 1 – Grafico cartesiano della reattività del nostro sistema neurovegetativo secondo Ogden P. – Minton K.(16) e Hamer R.G.(7)

Fig. 2 – Grafico cartesiano della finestra di tolleranza secondo la teoria poliva gale di Porges secondo Ogden P. – Minton K.(16) e Hamer R.G. .(7)
Attraverso l’esercizio respiratorio che può essere ginnastico o meditativo per giungere alla consapevolezza del nostro corpo e della nostra mente. Esistono 3 modelli di respirazione in natura:
1. ALTA, in grado di coinvolgere la parte superiore del tronco; é una forma di respirazione molto comune in occidente.
2. MEDIA, in grado di coinvolgere parzialmente il movimento diaframmatico del centro tendineo e il torace.
3. BASSA, detta anche respirazione diaframmatica, in grado di coinvolgere totalmente il diaframma addominale.
Sono molteplici le metodiche di trattamento in ambito respiratorio, da quelle meccanicistiche a quelle di consapevolezza ovvero di interiorizzazione del respiro. Essendo in occidente ed avendo spesso a che fare con pazienti inconsapevoli, è possibile utilizzare un percorso di training respiratorio che prenda in considerazione, dapprima esercitazioni meramente meccaniche e successivamente di consapevolezza interiore. Per quanto riguarda le esercitazioni meccaniche ricordiamo l’utilizzo di strumenti di misura, pre e post trattamento, come lo spirometro e strumenti di allenamento al respiro, con modulazione di frequenza e volume in litri di lavoro, come lo spirotiger. Mentre per quanto riguarda le esercitazioni consapevoli ricordiamo l’utilizzo di tecniche come la coerenza cardiaco cerebrale(3-4-13-14-15), la meditazione ayurvedica(23), il mindfullness(24), lo yoga(27), il tai chi(26), lo Qi Qong(9) etc.
Per meglio comprendere cosa sia in natura la sana respirazione, basti osservare un neonato mentre riposa profondamente, il suo respiro sarà lungo, ritmato e coinvolgente tutto l’organismo, come un’onda che avvolge tutto ciò che incontra(5).
Al neonato nessuno insegna come respirare correttamente è la natura che impone le proprie regole di salute, senza alcuna istruzione…
L’adulto invece respira in modo turbato e mai profondamente.
Immaginiamo di trovarci in pericolo e di essere particolarmente spaventati.
In quello stesso istante il nostro respiro diventerà corto, rapido, veloce e solo dopo essere riusciti a scappare dal pericolo ritornerà un respiro normale.
Istintivamente bloccare il respiro diventa una reazione di difesa di fronte al pericolo, per non farci sentire dall’eventuale nemico e raccogliere le forze per la fuga.
Quando da bambini ci siamo trovati di fronte a situazioni traumatiche ripetute, come emozioni di paura, tristezza e rabbia la cui espressione è interdetta, impariamo a bloccare queste emozioni con il blocco del respiro.
Limitare il respiro per “Non sentire la sensazione” costituisce per l’essere umano una decisione difensiva presa per sopravvivere.
Wilhelm Reich(20-21), che per primo ha studiato il rapporto tra corpo e sentimenti, afferma: “…che la respirazione frenata costituisce il meccanismo fisiologico della repressione degli affetti e la rimozione degli affetti è il meccanismo fondamentale della nevrosi in generale”.
Il nostro carattere stesso, così come il nostro atteggiamento corporeo e respiratorio, si forma in rapporto a questo tipo di esperienze.
Wilhelm Reich (20-21) aveva chiamato la struttura di questo insieme di difese corporee “Corazza caratteriale”.
Spesso, l’atteggiamento fisico di una persona rivela la sua personalità molto più delle sue parole.
Da una persona che parla ansimando non ci aspetteremo certo un atteggiamento saggio verso la vita, mentre da una persona rilassata e tonica ci aspettiamo invece spontaneità ed equilibrio. Prendiamo, inoltre, in considerazione il respiro nella vita di relazione.
Se la persona per me importante interloquisce dicendomi: “Non vali niente“, “Ti odio“, il mio respiro si ferma e il mio corpo si contrae restringendo visceri e sfinteri.
Ma se qualcuno mi dice: “Sei in gamba“, “Mi è piaciuto quello che hai fatto“, se il mio amore mi dice: “ti amo“, io sento calore su di me, il respiro si fa disteso. Il senso di gratificazione è l’espressione più alta di salute che un essere vivente consapevole può manifestare e provare.
Non facciamoci sopraffare dalle emozioni negative viviamo la nostra vita con entusiasmo e ricerchiamo nella regolarità e profondità del respiro la nostra salute.
1. AA.VV: "La Bibbia" Ed. Paoline – 2014 Roma