Sappiamo bene che la disfunzione osteopatica porta ad una problematica primaria, da individuare, indagare e correggere con tecniche di diverso tipo (siano esse dirette, indirette, riarticolatorie, fasciali, ecc..).
Molte volte però la risposta del corpo e che approccio avere in seconda seduta e nelle successive non è definibile in modo semplice; in questo articolo suddivideremo il nostro intervento per riportare l’individuo ad un nuovo equilibrio in 4 semplici passaggi che ci possono aiutare a gestire in maniera completa ed esauriente la persona da trattare.
D.I.C.A.
Cominciamo ad individuare l’acronimo:
DESTABILIZZARE
INFORMARE
CORTICALIZZARE
AUTOMATIZZARE
Ora andiamo ad analizzare nel dettaglio ogni punto per capire come inserirli nel percorso verso la maggior salute e come collegarli tra loro.
DESTABILIZZARE
Destabilizzare = rendere meno stabile, instabile; turbare l’equilibrio, l’assetto […] (Garzantilinguistica)
Come dice l’etimologia della parola destabilizzare significa turbare l’equilibrio; quando in un approccio osteopatico dobbiamo destabilizzare? Com e facciamo a destabilizzare un sistema?
Turbare l’equilibrio vuol dire “resettare” il corpo da una organizzazione che ha ormai portato ad una disfunzione osteopatica, tale per cui se non si rimuovesse la causa primaria non si potrebbe riorganizzare il sistema..
Per destabilizzare il sistema l’osteopata ha diverse armi a sua disposizione. La più conosciuta (e più appariscente) è la via della tecnica diretta che scatena poi una risposta fasciale. In alternartiva, si può destabilizzare un sistema anche con delle tecniche, ad esempio, viscerali oppure cranio-sacrali che “sbloccano” la causa primaria mettendo in crisi il sistema.
INFORMARE
Dopo aver messo in crisi il sistema corporeo, togliendogli certezze, il corpo si ritroverà in una situazione di confusione (questo può essere anche causa di un peggioramento o di un malessere nei giorni immediatamente successivi al trattamento). Partendo da questa “confusione” noi terapisti dovremo “accompagnare” il corpo verso la salute e quindi ecco l’importanza di INFORMARE, attraverso tecniche che permetteranno al sistema di imparare la nuova posizione da tenere. Potremo agire, ad esempio, con delle tecniche a distretti corporei come PNF o tecniche ad energia muscolare per permettere al nostro sistema afferente di riorganizzare autonomamente il proprio equilibrio.
CORTICALIZZARE
Questo aspetto merita un approfondimento prima di entrare nel merito del trattamento pratico. Cosa significa corticalizzare?
In specifico corticalizzare significa apprendere in maniera volontaria i movimenti che permettono il controllo posturale nella vita quotidiana, attraverso l’utilizzo di più recettori possibili.
Quindi per corticalizzare un gesto bisogna creare delle difficoltà al sistema (ad esempio dei disequilibri) e far sì che sia lo stesso sistema a risolvere la difficoltà, attraverso l’uso tutti i recettori: podalico, oculare, trocleare, sensitivo ecc.
AUTOMATIZZARE
Significa rendere un gesto non più volontario, ma involontario. Vuol dire quindi assicurarsi che il corpo abbia imparato a rimanere in salute e non si porti più verso una disfunzione. L’automatizzazione serve anche a prevenire problematiche che potrebbero essere causate da eventi esterni non previsti (come ad esempio un trauma, che potrebbe crearmi una nuova disfunzione osteopatica).
CASO PRATICO
L’esempio pratico, descritto di seguito, ha lo scopo di chiarire come poter riportare IN SALUTE una persona con una problematica osteopatica e come permettere al suo corpo di gestire poi l’equilibrio raggiunto.
A questo proposito possiamo affermare che se la problematica si struttura per molto tempo (quindi la memoria disfunzionale è molto radicata) sarà più difficile, sia destrutturare il sistema, sia riorganizzarlo; al contrario, se la problematica è recente non vi sarà ancora una disfunzione strutturata a livello fasciale, per questo potrebbe bastare un lavoro di destabilizzazione per risolvere la problematica osteopatica.
Analizziamo il caso di una persona con un dolore localizzato, ad esempio, sottoscapolare destro, comparso per caso una mattina al risveglio. Il dolore insorge soprattutto al mattino appena sveglio e migliora col movimento.
In prima seduta è giusto valutare la situazione osteopatica, partendo dal macro arrivando al micro (dopo la raccolta dati), alla ricerca delle disfunzioni presenti e soprattutto della disfunzione primaria.
Supponiamo di trovare un’ala iliaca in posteriorità destra che porta ad una retrazione delle catene fasciali crociate (meridiani di Myers) e quindi ad una contrattura posturale sotto la scapola destra.
“Liberiamo” l’ala iliaca di Destra con una tecnica diretta per DESTABILIZZARE il sistema.
Il soggetto riferirà alcuni effetti collaterali nei giorni successivi (non codificabili teoricamente).
Rivalutando il problema, a distanza di qualche settimana, potremmo osservare che il corpo non è più strutturato attorno alla disfunzione, tuttavia presenta ancora una memoria disfunzionale, che potrebbe ricreare il problema nel giro di poco tempo.
Proseguendo, lavoreremo con tecniche fasciali (oppure cranio-sacrali o muscolari a settori) per INFORMARE il corpo di come dovrà gestire le nuove informazioni.
A questo punto, terminate le sedute osteopatiche, sarà necessario pianificare un lavoro progressivo che preveda degli input di INSTABILITA’. Quindi, lavoreremo per CORTICALIZZARE, utilizzando piani molto instabili, che richiedono concentrazione ed attenzione attiva per mantenere l’equilibrio. Ad esempio si potranno prevedere lavori di disequilibrio, che inducono un sistema destabilizzato e informato, ad una riprogrammazione. Al medesimo scopo si potranno proporre lavori che inibiscono o elicitano altri recettori (es. occhi chiusi oppure risposta propriocettiva ad una stimolazione cutanea).
A questo punto, è necessario fare un’ulteriore passaggio per portare il corpo a “camminare da solo” e quindi a gestire le problematiche ed i carichi esterni senza creare nuove disfunzioni.
Riusciamo a fare quest’ultimo passaggio andando ad AUTOMATIZZARE il controllo motorio attraverso dei piani meno instabili o un iter del passo in disequilibrio, impegnando contestualmente l’attenzione in altri gesti o opere cognitive (il soggetto cammina su piani instabili di facile gestione e legge contemporaneamente un’informazione scritta in una zona della palestra o dello studio).
In sintesi, siamo partiti da una disfunzione localizzata in un distretto corporeo che ha generato uno stato di NON SALUTE e siamo giunti, ripristinando l’equilibrio posturale e un rage di mobilità fisioligica, ad ottenere nuovamente uno stato di SALUTE.
Mattia Giacobone, Dott. Scienze Motorie, Osteopata.